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Spesa fondo sociale europeo. Le preoccupazioni della Uil erano fondate: la Calabria è in forte ritardo

Le nostre preoccupazioni erano fondate. La Calabria nella spesa del Fondo sociale europeo è in forte ritardo e, in una ipotetica gara fra le regioni italiane, è costretta a vestire la maglia nera. Lo certifica l’Agenzia nazionale della Coesione territoriale che, nei giorni scorsi, ha reso noti i dati aggiornati al 30 giugno 2018. Queste stime riprese dal un noto quotidiano economico nazionale, purtroppo, confermano quanto da noi sostenuto dopo la riunione del Comitato di sorveglianza del Por Calabria che si è tenuta il 10 luglio ultimo scorso presso la sede dell’Unical di Cosenza.

Nonostante la Calabria sia la regione italiana con il più alto tasso di disoccupazione giovanile e con la più altra percentuale di migrazione, gli ultimi dati ci hanno confermato come questo territorio sia all’ultimo posto tra le regioni italiane per la spesa del Fse 2014/2020, staccando un percentuale di poco superiore all’8,4%.

In questa delicata fase storica per l’economia della nostra regione, stretta fra una ripresa ancora troppo lenta ed una crescita esponenziale degli indici di disoccupazione e povertà, è necessario evitare in ogni modo la restituzione di queste risorse a Bruxelles. Se così non fosse si tratterebbe di una vera catastrofe per il futuro occupazionale e sociale del nostro territorio.

Se l’amministrazione regionale, unica detentrice del potere di spesa, non riuscisse a centrare questo obiettivo per la Calabria sarebbe una doppia sconfitta. La prima di carattere politico ed amministrativo e la seconda di carattere prettamente sociale. Se questa Regione dovesse essere chiamata a restituire i fondi europei verrebbe lanciato un messaggio negativo per tutti quei giovani calabresi che, nonostante le mille difficoltà rappresentate da un territorio bello ma inospitale, ancora sperano in un cambiamento e lavorano alacremente per costruirsi un futuro produttivo nella nostra regione.

Di più una eventuale restituzione rappresenterebbe un colpo durissimo per le possibilità di sviluppo e crescita della Calabria.

La situazione, poi, potrebbe essere ancora più pesante davanti alla sensibile riduzione della spesa pubblica corrente da parte dello Stato nei confronti del territori periferici. Una riduzione, legata alla pesante crisi patita dalla nazione in questi anni, che ha pesato sui bilanci di diversi comuni calabresi. Questo taglio ha influito sull’ingessatura del bilancio regionale che è stato sacrificato per la gran parte al risanamento del deficit della sanità e alla bonifica degli sprechi che si sono alimentati nei gangli della macchina pubblica regionale ed, in particolare, nel mondo della partecipazione pubblica. A questo si deve aggiungere il fatto che, addirittura, anche i programmi di politiche attive sino ad oggi messi in campo dall’Assessorato al lavoro sono in una fase di stallo, con le lavoratrici ed i lavoratori che, in alcuni casi, non hanno ancora percepito il trattamento economico regionale.

La giunta regionale, in questo delicato momento storico, dovrebbe operare di concerto con le amministrazioni comunali, soprattutto con quelle che guidano le grandi città calabresi, per mettere in campo - in maniera sinergica - tutte le migliori competenze ed energie per utilizzare al massimo, attraverso progetti lungimiranti e di ampio respiro, le risorse nazionali e comunitarie.

Invece, continuiamo ad assistere alla costante auto celebrazione da parte della Regione Calabria che, quasi fosse distaccata dalla realtà del territorio che amministra, continua a parlare di risultati positivi sulla spesa comunitaria. Una presa di posizione fine a se stessa, sterile, utile solo a strappare un titolo sugli organi di stampa ed a far perdere ulteriore tempo ad un territorio in evidente difficoltà.

Da troppo tempo, purtroppo, attendiamo la messa a sistema di un programma di politiche regionali del lavoro che sia in grado di favorire la crescita organica e coerente del territorio e trasformare le risorse naturali della Calabria in occupazione.

Lo ribadiamo, adesso bisogna evitare che al 31 dicembre 2018 vi possa essere un tragico disimpegno della risorse del Fondo sociale europeo e del Por Calabria 2014/2020. Pertanto, siamo convinti che sia necessario convocare in tempi ristretti l’Ufficio del partenariato del Por Calabria 2014/2020. Questo organismo, infatti, non è stato mai convocato dopo la sua istituzione che risale al gennaio dello scorso anno.

L’amministrazione regionale, poi, con umiltà deve procedere alla rimodulazione del Fondo sociale europeo 2014/2020 e dare attuazione a tutti quei progetti che possono favorire la crescita occupazione, sociale ed economica della Calabria ed accelerare le azioni di contrasto alla povertà.

Noi siamo pronti a dare il nostro contributo per concentrarci su questioni specifiche, dall'attuazione della legge regionale sul settore idrico, inattuata da un anno, alla sempre più necessaria rivisitazione di tutte le partecipazioni della Regione, con l'azzeramento di alcuni enti inefficienti e con il rilancio di aziende strategiche come Sorical, Fincalabra e Calabria Verde. Ineludibile, ovviamente, è la questione lavoro, da legare anche all'attuazione della Zes, che non può restare sulla carta.
Santo Biondo
Segretario generale Uil Calabria