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I calabresi hanno diritto a un sistema di mobilità sostenibile e moderno. Biondo e Rizzo chiamano in causa Mario Oliverio


"La voglia di una mobilità sana e moderna cresce nel Paese, ma in Calabria si scontra con i ritardi, le inefficienze, le distrazioni istituzionali, le errate politiche di sviluppo ed i mancati investimenti. Il treno dei pendolari è pronto a ripartire ma l’Italia, anche nel settore dei trasporti, appare sempre più divisa, sembra muoversi a due velocità". A parlare sono Santo Biondo e Giuseppe Rizzo.

"La voglia di treni moderni ed efficienti - dicono i due segretari - cresce così come cresce il numero dei viaggiatori. Questi dati, purtroppo, non trovano riscontro nella nostra regione. La Calabria viaggia ancora su binario unico. Trenitalia non investe sulla linea e sul materiale rotabile, l’alta velocità si è fermata a Napoli e anche se l’arrivo di nuovi treni di nuova generazione, può essere considerato un segnale positivo, da soli non possono bastare a segnare un cambiamento sensibile in questo panorama sconfortante. Serve un piano complessivo regionale, con misure concrete, dirette ad incentivare l’uso del treno e il trasporto pubblico in generale, per andare incontro anche ad aspetti legati alla sicurezza stradale".

Per Biondo e Rizzo, poi, il Presidente della Regione davanti al Capo dello Stato Sergio Mattarella, "ha chiamato in causa le ex Ferrovie dello Stato ree di investire al Sud solo il 12% degli investimenti annui realizzati in Italia. Il presidente della giunta regionale, però, ha omesso di dire quali sono gli impegni del suo governo in questo settore. Stando al rapporto “Pendolaria” stilato da Legambiente, infatti, la Calabria e i suoi amministratori regionali negli ultimi anni hanno stanziato “zero euro” per il servizio ferroviario, per il materiale rotabile e nel bilancio regionale non erano stati previsti stanziamenti di sorta. Con il gruppo Fs è necessario intervenire con risolutezza per riaprire il confronto con l’azienda e progettare una strategia di investimenti di medio e lungo periodo".

Così, la voglia di mobilità alternativa dei calabresi viene ristretta. Sono ancora i dati forniti dall’associazione ambientalista a rendere l’idea di questo deficit insopportabile. Fra il 2010 e il 2015, in soli cinque anni, in Calabria sono stati effettuati tagli ai servizi ferroviari per oltre il 26%, a fronte di un incremento delle tariffe che ha pesato sulle tasche dei viaggiatori calabresi per oltre il 20%. Mentre crescono i pendolari dalle casse dello Stato non arrivano più fondi.

"La tratta ferroviaria ionica - dicono ancora Santo Biondo e Giuseppe Rizzo - è ferma all’intervento dei Borboni e aspetta interventi di ammodernamento capaci di trasformarla nel tratto più meridionale di un corridoio ferroviario che si apre all’Europa, sull’altro versante il doppio binario non accorcia le distanze in spazio e tempo con il resto della nazione. I convogli ferroviari scontano un’età media di ventuno anni, i contratti di servizio sono scaduti e soffrono dei pesanti tagli imposti dalla Regione negli ultimi anni, mentre le corse continuano a diminuire. In questo contesto il trasporto su gomma, portatore di indici di inquinamento più evidenti, fa la voce grossa. Sarebbe auspicabile, invece, un riequilibrio delle percentuali di trasporto su rotaia e su gomma".
"E’ necessario - concludono - uno sforzo nel riequilibrare il divario tra Mezzogiorno, la Calabria e resto del Paese, allargatosi ulteriormente nel corso di questo estenuante periodo di crisi economica, che vede fortemente penalizzato sia il trasporto delle merci sia della mobilità delle persone. Uno sforzo che deve essere affrontato e sopportato anche dagli inquilini della Cittadella regionale. La Calabria non ha bisogno di battaglie di retroguardia. I suoi cittadini aspettano che si realizzi la tanta annunciata rivoluzione amministrativa della Regione. E’ tempo di dimostrare, con i fatti e con i fondi, che quanto detto non è solo una promessa che non verrà mai mantenuta".