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Cresce il numero della aziende che chiedono la Cassa integrazione in deroga in Calabria: superata quota 16 mila

Cresce il numero delle aziende calabresi che stanno facendo ricorso alla Casssa integrazione in deroga prevista dal decreto "Cura Italia" per affrontare e superare l'emergenza economica causata dalla ricadute impreviste dell'epidemia da Coronavirus. La Regione Calabria, costantemente, aggiorna gli elenchi e pubblica i decreti che contengono i riferimenti delle aziende che possono accedere a questo fondo. Alla data di oggi, le richieste di Cassa integrazione guadagno in deroga pervenute al dipartimento lavoro della Regione Calabria sono 16012, per un totale di circa 40 mila lavoratrici, lavoratrici, lavoratori.
Del totale, le richieste decretate sono 4262, per un totale di 10591 lavoratrici, lavoratori, corrispondente ad un impegno finanziario di circa 18 milioni di euro. L'accordo fra la Regione Calabria e il Sindacato confedeale era stato siglato lo scorso 21 marzo. L'accordo con le parti sociali prevedeva l’immediata applicazione della cassa integrazione in deroga, che costituirà il principale sostegno per le famiglie dei dipendenti e dei collaboratori delle aziende colpite dalla crisi economica legata all’emergenza coronavirus. 
La Cassa integrazione guadagni in deroga è prevista per i datori di lavoro del settore privato, ivi inclusi quelli agricoli, della pesca e del terzo settore compresi gli enti religiosi civilmente riconosciuti, i professionisti, anche in forma associata o di società tra professionisti (STP) e le associazioni anche non riconosciute, per i quali non trovino applicazione le tutele previste dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione di orario, in costanza di rapporto di lavoro, in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, e vi accedono solo se non possono fruire in concreto degli ammortizzatori ordinari previsti dal D.Lgs. 148/2015, (CIGO, CIGS, FIS e Fondi di Solidarietà Bilaterale per i datori di lavoro con più di cinque lavoratori dipendenti, disettore, ecc..) perché ne hanno già fruito nei limiti massimi previsti, ovvero siano state esaurite le risorse previste dai medesimi fondi.

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