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Comunicato Stampa del 16.06.2015

 

La Uil Calabria, in tempi non sospetti, aveva chiesto al Presidente della Giunta Regionale di avviare una operazione verità, al momento solo annunciata, o comunque non concretamente avviata, sullo stato dell’arte, in Calabria, di questo settore, spesse volte fonte di sprechi per le casse regionali. Abbiamo sostenuto e continueremo a farlo come non fosse più rinviabile un taglio netto ai costi della politica che sono riconducibili, in prima istanza, all’abnorme numero di strutture e centri di costo spesso inefficienti e inefficaci. Al governo regionale la Uil aveva chiesto di lavorare con coraggio in questa direzione, di chiudere con le prassi del passato, di eliminare i poltronifici e, attraverso l’applicazione di un criterio di spending review attento ed efficiente, di tagliare le società partecipate inutili e salvare quelle che, invece, sono produttive. Siamo convinti che sia necessario aprire il confronto con il Sindacato, per avviare una mappatura di questi enti, distinguendo le società che gestiscono servizi essenziali per i cittadini da quelle che sono state costituite in maniera artificiosa, razionalizzarne il numero e le funzioni e, infine, riportare molti servizi nella gestione diretta degli enti locali. Così facendo è possibile sia risparmiare risorse, che mantenere la base occupazionale e migliorare i servizi al cittadino.

 

Oggi, davanti alle stime negative di tutti gli analisti economici sulla ripresa del Mezzogiorno, crediamo che questa azione sia una di quelle determinanti per il futuro di questo territorio.

 

In Calabria, purtroppo, il peso di questa inazione ricade sulle spalle dei contribuenti in termini di mancati servizi e tassazione locale.

 

Da uno studio portato avanti, dal Servizio Politiche Economiche e Territoriali della UIL, sull’intero territorio nazionale, risulta che nella nostra regione sono presenti ben 97 società partecipate e 784 consiglieri di amministrazione, in media otto per ogni esperienza societaria. Un numero esagerato, basti pensare che in Toscana operano 822 società e sono presenti 779 membri di Cda.

 

Davanti a questi numeri crediamo sia indispensabile, nelle more di una revisione organica del settore, mettere mano concretamente ad una sensibile riduzione del numero dei componenti dei consigli di amministrazione delle società controllate e, contemporaneamente, procedere ad un netto abbattimento dei compensi previsti per queste figure. L’obiettivo di questa operazione dovrà essere quello di tagliare i costi, risparmiare risorse pubbliche e mantenere la base occupazionale e la quantità e qualità dei servizi resi alla cittadinanza.

 

                                                                                                          Il Segretario Generale

 

                                                                                                                  Santo Biondo

 

 

 

Catanzaro,16/06/2015